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Cartoline dall’Italia

Di Simona Cognoli e Luciana Squadrilli

 

Quest’estate ce ne siamo andate un po’ in giro a visitare luoghi e regioni d’Italia.
Tra mare, montagna e campagna, naturalmente non potevamo mancare di andare a rendere omaggio ad alcuni degli olivi e olivastri più antichi e maestosi del Paese, che abbiamo raccontato a anche nel nostro libro Olio. Lo straordinario mondo dell’olio extravergine d’oliva.

Vi mandiamo le nostre “cartoline” da Umbria e Sardegna ma prima vi spieghiamo anche come si fa a stabilire l’età di un olivo (testi tratti dal libro “Olio, lo straordinario mondo dell’olio extravergine di oliva”).

“Un metodo riconosciuto scientificamente per risalire all’età dell’albero si basa sull’osservazione del numero, dello spessore e della densità degli anelli annuali di crescita. In realtà la datazione risulta molto laboriosa. Difficilmente si riescono a registrare tutti gli anelli di crescita, perché le strutture basali spesso sono incomplete, sia per i traumi che l’albero subisce naturalmente (come ad esempio gli attacchi dei patogeni), sia per gli interventi di mantenimento da parte dell’uomo come le potature, le slupature o capitozzature. Questi traumi si ripercuotono sul ritmo di crescita dell’albero, determinando una successione discontinua e irregolare degli anelli. Un altro metodo scientifico e solitamente usato per datare reperti costituiti da materia  organica è quello del carbonio-14”

L’olivo di Sant’Emiliano a Bovara (Terni)

L’olivo è tra i più vecchi d’Italia. Si narra che fu testimone del martirio di Sant’Emiliano, che sarebbe avvenuto nel 304 d.C. proprio sotto un giovane olivo a Bovara, località ritenuta sacra dai pagani, durante la persecuzione dei cristiani da parte dell’Imperatore Diocleziano.

In uno dei sette pannelli dipinti a olio su tavola risalente al XVII secolo, nella Chiesa di Sant’Emiliano a Trevi, si trova raffigurata la scena del martirio. Il santo fu legato a una giovane pianta di olivo e poi decapitato. Situata su un terreno che appartenne all’abbazia benedettina, la pianta dà ancora frutti e ogni anno si riempie di olive di varietà Moraiolo.

 

Gli olivastri millenari di Luras

 

Antico olivastro di un’età presunta compresa tra i 3000 e i 4000 anni. Le dimensioni sono impressionanti, soprattutto per l’ampiezza della chioma che si estende per un diametro di oltre 20 metri. Raggiunge un’altezza di circa 14 metri. Viene chiamato “S’ozzastru”, oppure “uddhastru” o “addhastru”, a seconda delle zone. Gli isolani lo chiamano affettuosamente “su grandhe donnumannu” (il grande nonno).
L’albero emana una grande carica energetica per cui non sembra strano se anticamente, come raccontano le leggende, era considerato un rifugio per gli spiriti maligni.
“Sempre impressionante osservare quanto la sua architettura cambi girandoci intorno”, così scrive Tiziano Fratus in L’Italia è un bosco.
A poca distanza, un altro olivastro relativamente più giovane accoglie i visitatori tra le due fronde come fosse una capanna, offrendo anche comode sedute tra le due radici e regalando sullo sfondo il panorama del bel lago Liscia.

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